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Tumore al seno, nuove speranza di cura per le forme più aggressive

Un studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO), coordinati da Salvatore Pece, professore ordinario di Patologia generale all’Università Statale di Milano, ha fatto chiarezza sul ruolo della proteina “CDK12”. La stessa, in qualità di biomarcatore, rende possibile identificare i tumori da colpire con farmaci anti-metabolici.

Gli studiosi hanno individuato un inedito meccanismo molecolare che, qualora attivato, sarebbe in grado di alterare il metabolismo delle cellule tumorali, favorendone così la crescita incontrollata e la progressione verso la malattia metastatica. In particolare, come sottolineato in un comunicato dello IEO, alla base di tutto il processo c’è una particolare proteina, denominata “CDK12”, che, se presente in maniera esagerata rende “il tumore aggressivo, resistente alle chemioterapie convenzionali e a rischio di metastasi”. Quindi, da un lato, questa proteina è, a livelli significativi, una forza motrice al tumore, ma dall’altro, anche un biomarcatore tumorale ed un punto di vulnerabilità. Proprio grazie a questo biomarcatore, ha rilevato Pece, è infatti “possibile identificare i tumori da colpire con farmaci anti-metabolici, deprivando così le cellule tumorali dell’energia necessaria per la loro moltiplicazione e costringendole in sostanza a morire di fame”.

Quindi come ha affermato Pece, elevati livelli di CDK12 costituiscono un biomarcatore utilizzabile per selezionare le pazienti da trattare con terapia anti-metabolica utilizzando un farmaco, il metotrexato, già disponibile nella clinica per la cura del tumore mammario”.