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“Ginecologa di Careggi Condannata a un Maxi Risarcimento per un Parto con Gravi Disabilità a Firenze”

“Grave Negligenza Medica nel Parto: Ginecologa di Careggi Condannata a un Maxi Risarcimento per una Bimba con Gravi Disabilità”

Una valutazione più attenta dell’ecografia avrebbe potuto cambiare il destino di una bimba, condannata a una vita di disabilità a causa di un errore umano. Bastava leggere nelle immagini l’indicazione di sofferenza fetale e anticipare il parto all’ottavo mese di gravidanza. Purtroppo, questo non è accaduto, e la piccola Anna (nome di fantasia) si trova ora ad affrontare le sfide di una vita con gravi disabilità, tutte a causa di una serie di negligenze mediche.

Nata con una grave ipossia cerebrale, Anna e i suoi genitori hanno dovuto affrontare un vero e proprio calvario, che ha ora trovato una sentenza di condanna in sede civile. La ginecologa che seguiva la mamma e l’Azienda Ospedaliera di Careggi sono stati condannati a versare un risarcimento in solido, riconosciuto dal tribunale di Firenze, superiore al milione e 700mila euro. Questo risarcimento copre varie voci di danno, dal danno biologico a quello non patrimoniale, dalla sofferenza soggettiva all’invalidità permanente. La somma sarà destinata principalmente alla bimba, ricevendo la cifra maggiore, e ai suoi genitori.

Un parto cesareo d’urgenza non è stato sufficiente a rimediare agli errori medici che hanno portato alla nascita di una bambina con gravi lesioni cerebrali e altre disabilità. Questa causa legale ha raggiunto il primo grado di giudizio con un carico pesante di consulenze tecniche d’ufficio che non lasciano spazio a difese. L’Azienda Ospedaliera Universitaria di Careggi ha cercato di svincolarsi dalle responsabilità, attribuendo tutte le colpe alla ginecologa che aveva seguito l’intera gravidanza. Tuttavia, questa versione non è stata accettata dal giudice, che ha ritenuto che l’errore di valutazione della ginecologa fosse alla radice del danno irreversibile.

La consulenza tecnica ha evidenziato diversi profili di colpa da parte del medico e dell’Azienda Ospedaliera. Entrambi sono stati ritenuti colpevoli di aver ritardato l’estrazione del feto da un ambiente ostile, causando danni cerebrali irreversibili. Se il travaglio fosse stato anticipato anche solo di un mese o venti giorni, il feto non avrebbe subito danni cerebrali. In sintesi, il ritardo nell’estrazione del feto ha favorito lo stroke cerebrale registrato alla nascita, condannando la bimba a gravi disabilità permanenti che richiedono un adeguato risarcimento.