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#ANCHEAME il nuovo movimento nato contro la violenza ginecologica ed ostetrica

Migliaia di testimonianze variegate per età, esperienza e circostanze, ma accomunate dal medesimo messaggio: “Avrebbe potuto succedere anche a me. Dopo il parto, mi hanno lasciato sola.” In Italia, ogni anno, decine di migliaia di donne subiscono forme di violenza ostetrica durante il parto. Quasi il 50% delle partorienti riporta di essere stata vittima di pratiche lesive per la propria dignità psicofisica.

Molte donne subiscono abusi durante il parto, spesso in silenzio, per la vergogna e la convinzione di essere sole. Tuttavia, non è così e il tragico caso della morte di un neonato all’ospedale Pertini ha spinto migliaia di donne a condividere le loro esperienze di post parto sui social, rivelando di essere state lasciate sole, umiliate e senza aiuto.

Da queste testimonianze è stato creato il manifesto #Ancheame, da quattordici professioniste, influencer e attiviste che si sono impegnate nella stesura di una proposta di legge “per regolamentare gli ambienti dedicati alla maternità, alla genitorialità ed alla salute intima”. Le loro parole:

“In quanto cittadine, attiviste, giornaliste, avvocate, comunicatrici, medici e madri, abbiamo deciso di intraprendere un’azione concreta e collettiva per decostruire l’attuale narrazione della maternità sacrale e perfomativa e contribuire attivamente a creare una nuova cultura della genitorialità, della cura e della salute ginecologica e riproduttiva. Lo scopo è quello di creare occasioni online e offline di discussione, incontro e studio del fenomeno ed educazione con il fine ultimo di presentare una proposta di legge volta a regolamentare gli ambienti dedicati alla maternità, alla genitorialità e alla salute intima, e la formazione del personale adibito secondo criteri specifici che non lascino margine di libera interpretazione.

La rivoluzione culturale ed educativa che promuoviamo passa attraverso il ripensamento di vari ambiti e aree di intervento, che approfondiremo, studieremo e proporremo come cambiamento sociale, sanitario e politico”.