La nascita prima del termine costituisce un rischio significativo per la salute del neonato a causa dello sviluppo incompleto degli organi e degli apparati. In particolare, i neonati prematuri presentano un’incidenza maggiore di displasia broncopolmonare (BPD), un disturbo respiratorio attribuibile al mancato completo sviluppo dei polmoni del bambino. Questa condizione si verifica più frequentemente nei neonati con basso peso alla nascita, nati con oltre due mesi di anticipo.
Negli ultimi anni, le cellule staminali, soprattutto quelle provenienti dal sangue del cordone ombelicale, sono emerse come una promettente risorsa per affrontare questa problematica. È interessante esaminare se nel corso del tempo le aspettative iniziali siano state deluse o se, al contrario, la ricerca abbia permesso lo sviluppo di protocolli terapeutici efficaci.
In uno studio condotto nel 2014, è stata esaminata l’applicazione di terapie basate sulle cellule staminali per prevenire o curare la displasia broncopolmonare in neonati prematuri. Il dottor Won Soon Park e il suo team presso il Samsung Medical Center e il Biomedical Research Institute di Seoul hanno focalizzato la loro ricerca sul trapianto intra-tracheale di cellule staminali mesenchimali derivate dal sangue del cordone ombelicale umano. Lo studio ha coinvolto nove neonati prematuri ad alto rischio di sviluppare la BPD.
Tutti i pazienti sottoposti al trattamento hanno reagito positivamente, tollerando la procedura senza manifestare effetti avversi gravi immediati. Nel 33% dei bambini trattati è stata riscontrata una forma lieve di displasia broncopolmonare (BPD), mentre nessuno ha sviluppato una forma grave della malattia. In aggiunta, il trattamento si è dimostrato efficace nel contrastare l’insorgenza della retinopatia, una condizione spesso associata alla cecità, nei neonati prematuri.
In Italia, l’Istituto di Ricerca Pediatrica (IRP) Città della Speranza di Padova ha condotto studi sull’utilizzo delle cellule staminali per la cura e la prevenzione della BPD. Il professor Eugenio Baraldi, membro del consiglio scientifico dell’IRP, è uno dei principali promotori di questa ricerca. Secondo il professor Baraldi, oltre alla gestione della BPD, le terapie con cellule staminali potrebbero risultare efficaci nel contrastare eventuali effetti negativi sul sistema nervoso derivanti dal parto prematuro.
Un importante studio condotto nel 2020 dal team di ricercatori del Policlinico Gemelli, recentemente pubblicato sul British Journal of Hematology, apre nuove prospettive nell’utilizzo terapeutico delle trasfusioni di sangue del cordone ombelicale per i neonati prematuri.
La ricerca del Policlinico Gemelli si concentra sulla possibilità di utilizzare il cordone ombelicale non solo come fonte di cellule staminali per la cura delle malattie infantili, ma anche come strumento per trasfusioni di sangue utili nel trattamento dei neonati nati molto prematuramente. Il sangue del cordone ombelicale, ricco di emoglobina fetale di cui i neonati prematuri sono carenti, potrebbe compensare questa carenza evitando l’integrazione con l’emoglobina adulta. Tale approccio potrebbe prevenire lo sviluppo di gravi patologie, in particolare la retinopatia.
La ricerca continua a progredire, con numerosi risultati che incoraggiano la prosecuzione degli studi per garantire standard di cura sempre migliori ed efficaci per i bambini prematuri e non solo.