Una delle peggiori cose che possano capitare ad una donna incinta è quella di perdere il proprio bambino. La moderna medicina definisce aborto del primo trimestre (entro la 12 settimana) o aborto tardivo (entro la 22 settimana), aborto spontaneo ricorrente (dopo 2 o più aborti spontanei). Questi eventi però non sono rari purtroppo e nel momento in cui capitano la coppia e la donna possono vivere una successiva gravidanza con grande apprensione e paura.
Tra i fattori che portano ad un maggiore rischio di abortività spontanea vanno considerati l’età della donna, stress, alimentazione scorretta, infezioni, patologie autoimmuni, un aumentato rischio trombotico e obesità. L’abortività ricorrente ha un’incidenza del 5-6%, l’incidenza di parto pretermine con conseguente rischio di morte del bambino per immaturità di organo è inferiore al 10%. La morte endouterina, ovvero la morte del bambino in utero, ha un’incidenza dello 0,3%.
Ciononostante, le percentuali in questo caso contano poco non descrivono il dolore per la perdita e il dramma che vivono le donne e le coppie. Ecco perché l’aiuto di dottor ed esperti può essere molto importante.
E’ fondamentale quindi intraprendere un percorso di diagnosi e terapia delle cause che hanno portato alla morte prematura. Fare una prima visita ginecologica per capire la problematica e iniziare a identificare le cause, visite specialistiche successive con diversi esperti e attraverso un lavoro di équipe, può aiutare a definire le cause degli aborti ricorrenti o dei pregressi parti pretermine o della pregressa morte endouterina. Questi step saranno necessari per poi stabilire una terapia che possa finalmente portare a programmare e terminare una gravidanza.