Uno degli aspetti più curiosi legato alla gravidanza è quello secondo il quale cantare una ninna nanna e/o parlare al bambino nel pancione, possa aiutarlo una volta venuto al mondo. Ed ecco allora che molte mamme, papà e parenti si adoperano raccontando dolcemente e pacatamente le diverse cose sussurrando sul pancione. Tuttavia, secondo una ricerca condotta da Marisa Lopez-Teijón e dalla sua equipe di Institut Marquès e presentato presso l’Istituto Karolinska e l’Università di Stoccolma, parlare al piccolo quando è ancora nell’utero materno sembrerebbe un falso mito, perché i feti riescono a malapena a sentire il rumore che proviene dall’esterno.
L’osservazione, condotta su pazienti tra la 14ª e la 39ª settimana di gestazione, ha messo in evidenza che affinché il feto percepisca con la massima intensità il suono è necessario usare uno specifico dispositivo per trasmettere musica per via intravaginale. In questo caso, il team di ricercatori ha osservato attraverso ecografia la reazione del feto nell’ascoltare la musica emessa per via addominale e vaginale: l’87% dei feti ha reagito con movimenti della testa e degli arti, della bocca e della lingua, gesti che cessano quando smettono di sentire la musica. Inoltre, con la musica trasmessa per via vaginale, circa il 50% dei feti ha reagito con un movimento sorprendente, aprendo moltissimo le mascelle e tirando fuori completamente la lingua. Sistemando, invece, delle cuffie che emettono musica con un volume medio di 98,6 decibel sull’addome della donna in attesa non sono stati osservati cambiamenti nelle espressioni facciali del feto.
Secondo questa ricerca, quindi, cantare una ninna nanna e parlare al ventre di una donna quando è incinta è piuttosto inutile, anche se rimane pur sempre un momento molto intimo e per questo di rara bellezza.