L’applicazione dell’intelligenza artificiale alle immagini ecografiche è in grado di aumentare dell’80% l’accuratezza delle diagnosi che permette di distinguere tra miomi e sarcomi uterini. Questo è il risultato a cui è giunto l’Istituto nazionale dei tumori di Milano, tramite uno studio pubblicato sulla rivista Gynecologic Oncology e che potrebbe essere in grado di rivoluzionare le cure per i pazienti.
I miomi uterini sono una patologia benigna e diffusa, mentre i sarcomi rappresentano un tumore raro e dalla prognosi spesso negativa. Le due patologie necessitano di un approccio chirurgico diverso, ma spesso distinguere le due patologie è difficile. “L’ecografia rappresenta la metodica diagnostica di primo approccio alla paziente con neoformazione miometriale uterina – spiega Valentina Chiappa, Dirigente medico presso l’Uoc di Ginecologia Oncologica dell’Int di Milano – è una metodica rapida e sempre disponibile, ma non sempre dirimente in queste diagnosi difficili” e “in caso di neoformazione mesenchimale uterina spesso anche l’ecografista esperto brancola nel buio”.
Lo studio è stato condotto in collaborazione con lo spin-off universitario DeepTrace Technologies Iuss-Pavia e ha usato un modello predittivo basato sull’applicazione della radiomica, che consente, attraverso operazioni matematiche, di trarre molte informazioni in più dalle normali immagini ecografiche. I ricercatori hanno reclutato 70 donne con lesioni mesenchimali uterine. Sono state individuate 308 caratteristiche radiomiche che hanno permesso di creare un classificatore di apprendimento automatico tramite intelligenza artificiale capace di un’accuratezza diagnostica superiore all’80%. Tra l’altro come ha affermato Isabella Castiglioni, ordinario di Fisica Applicata all’Università degli Studi di Milano-Bicocca e co-fondatrice DeepTrace Technologies, – “Il risultato era indipendente dall’esperienza dell’operatore, quindi riproducibile”.
Avere un accurata diagnosi preoperatoria è fondamentale per mettere in atto la miglior pianificazione chirurgica, perché come afferma Francesco Raspagliesi, direttore dell’Uoc di Ginecologia Oncologica dell’Int – “Ciò permette di optare per una chirurgia laparotomica e demolitiva così da non peggiorare la prognosi della paziente in caso di sarcoma, oppure per una tecnica mininvasiva risparmiando inutili dolori in caso di mioma uterino”.