Il termine utero in affitto è quello utilizzato in maniera impropria per intendere la maternità surrogata. In questo caso, una donna presta il suo utero a un’altra donna che non può portare avanti una gravidanza. La scelta dell’utero in affitto può essere determinata da diversi fattori: una donna che desidera un figlio non ha l’utero, ad esempio per malformazione uterina congenita o pregressa isterectomia. Oppure ci sono state delle gravidanze non andate a buon fine per cui un nuovo tentativo può essere pericoloso. O ancora per altre patologie che comporterebbero rischi in termine di salute.
Per questi motivi, il ricorso alla maternità surrogata sembra essere la soluzione giusta. In questo caso nella madre surrogata viene impiantato un embrione formato dall’ovocita della madre committente (o da ovocita di donatrice) e spermatozoo del compagno della madre committente (o di donatore). La maternità surrogata è anche un modo per avere un figlio per una coppia di maschi omosessuali (a parte l’adozione, che al momento in Italia non è consentita). La madre surrogata solitamente non fornisce ovociti alla coppia committente, ma fa solo da incubatrice.
Dal punto di vista legislativo vi sono poi enormi differenze. In molti paesi Europei questa pratica è vietata, in Italia si è tentato di mettere dei limiti anche alle pratiche di maternità surrogata esercitata all’estero, ad esempio non convalidando i certificati di nascita. La Corte Costituzionale si è espressa recentemente in merito a questo problema (sentenza 33 del 9 marzo 2021). Sebbene lo Stato Italiano abbia diritto a mettere limiti a questa pratica, deve prevalere l’interesse del minore, che potrà essere adottato con procedura celere dal genitore non biologico. Vi sono diversi paesi in cui la maternità surrogata è vietata come Italia, Francia, Spagna, Germania, Portogallo, Lituania, Cina. I paesi in cui solo la maternità surrogata altruistica è consentita (cioè senza pagamento, se non per rimborso spese) sono Olanda, Belgio, Danimarca, Repubblica Ceca, Inghilterra, Canada, Australia, India e Sud Africa (solo per i residenti). Mentre i paesi dove la maternità surrogata è consentita e pienamente legale sono Stati Uniti (non a livello federale, alcuni stati la vietano), Ucraina, Russia, Argentina, Israele (si chiede un permesso statale specifico), Thailandia (solo per i residenti).Ovviamente è una pratica che ha un costo non indifferente. Si parla di cifre che vanno dai 50 ai 100 mila dollari a seconda delle cliniche.
E soprattutto è una pratica che alimenta grossi interrogativi e dubbi a livello etico e morale; infatti spesso ci si chiede se le madri surrogate siano davvero libere o vittime dello sfruttamento del proprio corpo? La maternità, non dovrebbe essere considerata solo come un processo biologico di incubazione del bambino nell’attesa che sia pronto, ma è un continuo colloquio di ormoni ed emozioni tra madre e nascituro. Alla stessa maniera va riconosciuto che le madri che vivono in condizioni disagiate grazie ai soldi della maternità surrogata possono sperare di garantire ai loro figli migliori condizioni di vita e di istruzione.
Una soluzione potrebbe essere quella di favorire le pratiche di adozione, oppure avere delle linee guida più chiare e comuni su questo aspetto a livello internazionale.