L’Ospedale di Urbino, attraverso l’Unità operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia, lancia un appello per rafforzare la prevenzione del tumore al collo dell’utero, puntando su un incremento significativo della copertura vaccinale contro il papilloma virus (HPV). Il dottor Leone Condemi, direttore del reparto, sottolinea che non basta migliorare gli screening: “L’obiettivo ideale sarebbe il 90% di copertura vaccinale, ma anche avvicinarsi a questa percentuale rappresenterebbe un traguardo importante”.
Il vaccino contro l’HPV, introdotto nel 2007 e distribuito su tutto il territorio nazionale nel 2008, può essere somministrato a partire dai 12 anni con un ciclo tradizionale di tre dosi. Recentemente, in alcuni Paesi si sta sperimentando una singola dose, autorizzata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tuttavia, i tassi di vaccinazione in Italia mostrano una flessione preoccupante: nel 2022, solo il 38,78% delle ragazze nate nel 2010 è stato vaccinato, con percentuali ancora più basse nelle Marche (25,36%).
Dati positivi emergono invece dal fronte maschile: sempre più ragazzi si sottopongono al ciclo vaccinale, segno di una crescente consapevolezza sull’importanza di prevenire la diffusione del virus anche tra gli uomini. Inoltre, la Regione Marche ha recentemente ampliato la rete vaccinale, includendo le farmacie come punti di somministrazione accanto a Distretti sanitari, medici di famiglia e pediatri. Questa iniziativa sarà operativa in via sperimentale dal gennaio 2025 al dicembre 2026.
Il tumore del collo dell’utero rimane uno dei pochi tumori ginecologici completamente prevenibili, grazie alla combinazione di vaccini e screening mirati. “La prevenzione è volontaria, ma cruciale. Partecipare è un dovere di salute pubblica, poiché il tasso di prevenzione di questo tumore è un indicatore della qualità del sistema sanitario di un Paese”, ribadisce Condemi, richiamando anche gli obiettivi globali dell’OMS per l’eradicazione del tumore.
Dal giugno 2023, lo screening per l’HPV è stato ottimizzato. Ora si cerca direttamente il virus e, in caso di esito negativo, il controllo successivo è previsto dopo cinque anni. Se positivo, si esegue un pap test per individuare eventuali lesioni. L’ospedale di Urbino, grazie al suo laboratorio di colposcopia, garantisce diagnosi precoci e trattamenti tempestivi, fondamentali per interrompere la progressione del tumore.
È essenziale che tutte le donne fino ai 65 anni aderiscano regolarmente al percorso di screening, contribuendo così a proteggere la propria salute e a promuovere una cultura della prevenzione.