Al giorno d’oggi, sono molte e ancora tante le donne che in età fertile, giovanissime, ma anche dopo la menopausa, soffrono di vulvodinia e ancora non lo sanno. Capita spesso che, infatti, i sintomi caratteristici della vulvodinia possono essere interpretati come conseguenza di infezioni ricorrenti, ad esempio episodi frequenti di candidosi vaginale. Pertanto, la donna viene curata per l’infezione, senza però risolvere i suoi sintomi e sentirsi veramente guarita.
Questa patologia La vulvodinia è complessa e può richiedere tempi molto lunghi, spesso anni, per arrivare alla diagnosi. Bruciore e dolore a livello vulvare e vaginale, irritazione dei tessuti, dolore durante i rapporti sessuali, sensazione di gonfiore, secchezza vaginale, impossibilità a rimanere seduta, sono sintomi caratteristici che, nella vulvodinia possono diventare un dolore cronico difficile da gestire senza ricorrere a trattamenti specifici. Infatti, la vulvodinia non si risolve spontaneamente.
Ma è possibile guarirne?
Innanzitutto, è necessario iniziare dalla visita ginecologica per vulvodinia che viene effettuata da un ginecologo specializzato in disturbi del dolore sessuale, come una normale visita ginecologica, ma con specifici esami sia per escludere la presenza di infezioni, sia per valutare la presenza di dolore a stimoli non dolorosi (allodinia) con test del toccamento (Cotton Swab Test) che prevede il tocco in specifici punti della vulva con un apposito cotton-fioc inumidito. Una volta escluse altre patologie che possono avere sintomi comuni con la vulvodinia, il trattamento prevede approcci diversi a volte anche multidisciplinari.
Se l’impatto sulla qualità della vita e sulla sessualità ha ormai creato ansie e preoccupazioni eccessive occorre lavorare anche con uno psicologo. La vulvodinia ha un forte impatto sulla sfera sessuale e psicologica della donna in età fertile, e richiede il supporto del ginecologo specializzato in disturbi del dolore sessuale e di uno psicoterapeuta.
In altri casi, può instaurarsi una particolare contrattura della muscolatura dell’ingresso vaginale che deve essere risolta con una riabilitazione del pavimento pelvico con un’ostetrica o un fisioterapista, specializzati in queste particolari tecniche riabilitative. La cura può basarsi sulla somministrazione di farmaci sistemici o locali: anestetici, antidepressivi triciclici o sostanze con azione neurogena che riescono a modulare la sensazione dolorosa; in casi specifici, lo specialista può valutare l’opportunità di infiltrazioni di anestetici o antinfiammatori, oppure trattamenti specifici per la rieducazione del pavimento pelvico.