Il dato appena riportato è emerso in occasione del Congresso Nazionale Aiom Giovani, che si è tenuto a San Martino in Campo (Perugia). In Italia, la mortalità per il tumore al seno è diminuito di quasi il 7% (6,8%) in sei anni, dal 2015 al 2021. Un dato che fa ben sperare, ma assolutamente migliorabile. Infatti, nel bel paese, c’è ancora un ritardo nell’utilizzo dei test genomici che permettono di limitare il ricorso alla chemio dopo l’intervento chirurgico nelle donne con tumore del seno in stadio precoce. Analisi raccomandate dalle più importanti linee guida e società scientifiche internazionali.
Nel corso del congresso, è stato ricordato come lo scorso luglio è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto attuativo ministeriale, che ha sbloccato 20 milioni di euro del Fondo dedicato all’applicazione gratuita di queste analisi molecolari. “Le Regioni hanno emanato apposite delibere per rendere operativo il Decreto attuativo ministeriale, ma non tutte stanno utilizzando le risorse disponibili, in attesa della conclusione dei bandi di gara”, ha spiegato Saverio Cinieri, presidente Aiom. “La conseguenza è che i test genomici, a un anno dalla firma del Decreto attuativo, non sono ancora utilizzati in modo uniforme. La lunghezza degli iter burocratici a livello regionale impedisce ancora ad alcuni centri di senologia di prescrivere gratuitamente i test. Da qui la situazione a macchia di leopardo nel loro utilizzo. Va inoltre migliorato il livello di conoscenza e di preparazione degli oncologi”, ha aggiunto.
Lorena Incorvaia, Coordinatrice del Working Group Aiom Giovani ha affermato come nel progetto “utilizzeremo i profili social di Aiom Giovani per “fare cultura” sui test genomici, che da oltre 10 anni rientrano nella pratica clinica di altri Paesi europei, come Germania, Regno Unito, Spagna e Grecia. Organizzeremo dirette, sondaggi e video educazionali. Le più importanti linee guida delle società scientifiche raccomandano queste analisi molecolari. Si stima che possano essere prescritte ad 1 paziente su 5. Sono oltre 10mila le donne che ogni anno possono trarre benefici da esami relativamente poco costosi e facili da svolgere”.